Sempre più persone sono soggette a problemi cardiovascolari a causa dell’obesità. Oggi giorno questo problema si accentua maggiormente in alcuni paesi rispetto ad altri.
Negli Stati Uniti, ad esempio, l’obesità continua ad aumentare a tal punto che in media, la metà degli adulti è in sovrappeso. Sta diventando un vero e proprio problema su vasta scala.
Ma per quale motivo questo accade? Da cosa dipende l’obesità? Può essere un grave fattore di rischio cardiovascolare?
Approfondiamo l’argomento. Di seguito trovate le risposte. Buona lettura!
Perché le persone diventano obese?
Principalmente lo diventano a motivo di uno stile di vita poco salutare, troppo sedentario e con poca o nulla attività motoria.
Molti si lasciano andare ad abbuffate a tavola, non tenendo conto di una dieta equilibrata e mangiando molto più che il dovuto. Alcuni bevono in continuazione bibite gassate o a base di zuccheri.
Non sempre tuttavia ciò è causato da eccessi nel mangiare e nel bere, perché altre possibili cause dell’obesità possono essere legate a fattori ereditari.
Obesità e malattie cardiovascolari
Esistono due forme di obesità: quella androide, o viscerale, caratterizzata da un aumento della circonferenza addominale, e quella ginoide, più tipica delle donne, nella quale il sovrappeso si localizza ai fianchi. Pertanto, nel momento in cui si è sovrappeso, cioè si ha un indice di massa corporea maggior (peso espresso in kg / quadrato dell’altezza espressa in metri, valore normale minore di 25 kg/mq, si parla di obesità sopra i 29-30 kg/mq) è molto importante misurare il rapporto tra la circonferenza alla vita e circonferenza ai fianchi, o comunque misurare la circonferenza addominale, per capire se si è a rischio. L’obesità più pericolosa, predisponente allo sviluppo del diabete mellito, ipertensione e malattie cardiovascolari è quella viscerale o centrale. Quindi qualora si riscontri un rapporto tra circonferenza vita e fianchi >0.9 o una circonferenza vita maggiore di 94 cm nell’uomo e 80 cm nella donna è bene correre ai ripari.
L’obesità e il diabete di tipo 2 sono associati all’insulino-resistenza.
La relazione tra obesità, insulino-resistenza e problemi cardiovascolari, può svilupparsi anche in età relativamente giovane, perciò il problema non va sottovalutato.
L’obesità centrale è collegata con iperinsulinemia, insulino-resistenza, dislipidemia e stati clinici proinfiammatori e protrombotici. Il tessuto adiposo sintetizza e secerne molecole biologicamente attive che possono influenzare i fattori di rischio cardiovascolari. Questi messaggeri chimici includono adiponectina, resistina, leptina, inibitore dell’attivatore del plasminogeno-1, fattore di necrosi tumorale-α e interleuchina-6.
Negli individui in sovrappeso e obesi, la perdita di peso può migliorare la sensibilità all’insulina, portando alla riduzione dei fattori di rischio per problemi cardiovascolari.
Agenti che migliorano la sensibilità all’insulina, come i tiazolidinedioni, hanno dimostrato di ridurre l’obesità viscerale.
Recentemente è stato dimostrata un notevole calo di peso anche in chi utilizza un’altra classe di farmaci impiegati nella terapia del diabete, i GLP1-RA, che danno un senso di sazietà attraverso il sistema nervoso centrale e rallentano lo svuotamento dello stomaco attraverso il recettore GLP-1, oltre ad aumentare la lipolisi; in particolare la liraglutide è entrata di fatto nella terapia dell’obesità oltre a quella del diabete.
Nei casi peggiori, quelli caratterizzati da un’obesità grave con un indice di massa corporea maggiore di 45 kg/mq, può essere indicato anche un intervento chirurgico. La strategia chirurgica è un percorso complesso che prevede un intervento multidisciplinare. Entrano in gioco nutrizionista, psicologo, endocrinologo, oltre ovviamente a chirurgo e anestesista; lo scopo finale tuttavia non si limita al risultato estetico di perdita del peso ma consente una marcata riduzione del rischio cardiovascolare e un netto miglioramento nel controllo di pressione, colesterolo e diabete mellito.
Obesità viscerale e insulino-resistenza sono un fattore predisponente allo sviluppo di diabete di tipo 2, ipertensione e malattie cardiovascolari. Il tessuto adiposo è biologicamente attivo e produce messaggeri chimici (p. es., adiponectina, resistina, angiotensina-2) e citochine come TNF-α e IL-6 che possono influenzare i fattori di rischio. La diminuzione del tessuto adiposo viscerale contribuisce al miglioramento della sensibilità all’insulina e della pressione sanguigna, e la perdita di peso riduce i livelli sierici di trigliceridi e colesterolo lipoproteico a bassa densità aumentando i livelli sierici di colesterolo lipoproteico ad alta densità.
Il risultato finale indotto dal miglioramento della sensibilità all’insulina e dalla perdita di peso sarà quindi, oltre alla riduzione dei fattori di rischio, la riduzione dello sviluppo di malattie cardiovascolari.
Come ridurre i rischi di malattie cardiovascolari
La crescente prevalenza dell’obesità in alcuni paesi, come dicevamo, è particolarmente evidente negli Stati Uniti. Vogliamo evitare che questo problema si diffondi anche nel nostro Paese o in altri.
Di fatti in America, a causa della relazione tra obesità e problemi cardiovascolari, la situazione è davvero preoccupante se non allarmante.
Se la tendenza all’obesità continua ad aumentare, le conseguenze sulla salute pubblica nei prossimi decenni saranno sconcertanti.
Per questo motivo, gli sforzi dovrebbero concentrarsi sulla prevenzione del sovrappeso e dell’obesità e sul trattare singolarmente ogni caso di persone in sovrappeso soggetta a problemi di salute gravi, come le malattie cardiovascolari.
Qual è il principale modo per ridurre ogni rischio?
Negli individui in sovrappeso e obesi, la perdita di peso è la soluzione. Può infatti migliorare la sensibilità all’insulina e ridurre i fattori di rischio per malattie cardiovascolari.
Adottare uno stile di vita sano, mangiando frutta e verdura, ma anche i carboidrati nella giusta quantità senza poi privarsi nemmeno del dolce, e svolgere attività fisica praticando uno sport o comunque una attività aerobica di intensità almeno moderata (come una camminata veloce e/o in salita) per almeno due ore e mezzo alla settimana, può essere una buona abitudine per prevenire efficacemente tutti i fattori di rischio di una patologia cardiovascolare.
In sintesi: facciamo il punto!
Cosa vogliamo ricordare?
- L’obesità, in particolare l’obesità viscerale associata all’insulino-resistenza, è un fattore predisponente per lo sviluppo di diabete di tipo 2, ipertensione e malattie cardiovascolari.
- Il grasso è un tessuto biologicamente attivo che produce messaggeri chimici (p. es., adiponectina, resistina, angiotensina-2, fattore di necrosi tumorale-α e interleuchine) che possono influenzare negativamente la salute, aumentando i fattori di rischio cardiovascolare.
- È stato dimostrato che gli agenti che migliorano la sensibilità all’insulina, riducono le riserve di grasso viscerale.
La perdita di peso e la diminuzione dell’obesità viscerale sono essenziali per ridurre i rischi di incorrere in una qualsiasi malattia cardiovascolare.